Climaticamente parlando, l’estate 2017 è stata una delle peggiori degli ultimi decenni. La siccità ha fatto gravi danni, sia in termini di impatto sulla produzione agricola che in termini di incendi, molti dei quali per mano umana, e di aumentato rischio idrogeologico – la terra secca sottoposta a un fenomeno simile ad una bomba d’acqua diventa più facilmente una frana di fango.
Contemporaneamente, abbiamo assistito allo sviluppo della feroce campagna contro le ONG, fatta partire dal Procuratore della Repubblica di Catania Zuccaro e subito ripresa da 5 Stelle e Lega Nord. L’ipotesi che le ONG che operano nel Mediterraneo agissero in modo coordinato con gli scafisti, destituita di ogni fondamento sia dallo sviluppo delle indagini che dalle dichiarazioni di esperti e da inchieste giornalistiche serie, è stata prima respinta dai partiti di governo, che ha fatto sua in forme alleggerite le tesi di Zuccaro e compagnia, e poi utilizzata da questi stessi per fare passare i provvedimenti dei Decreti Minniti e il Codice di Autoregolamentazione per le ONG, rifiutato da molte delle stesse. La giustificazione per questa scelta è che “bisogna arginare il razzismo populista”. E come farlo? Agendo come esso vorrebbe, perché altrimenti arrivano i leghisti cattivi. D’altra parte, l’altro giorno un mio amico stava discutendo della possibilità di subire un incidente mentre si muove in bici. Io per evitargli di fargli subire un incidente per colpa di qualcuno più antipatico di me l’ho ripetutamente colpito in testa con una pompa dell’aria e lui mi ha ringraziato. Logico, no?
La verità, che i partiti di governo, così come quelli di opposizione, non possono dire è che vi è un’oggettiva unità di intenti di tutta la classe padronale europea nel bloccare con qualsiasi mezzo necessario i flussi migratori nel mediterraneo. Per questo motivo lo Stato Italiano ha prima accusato le ONG di accordarsi con i trafficanti libici per poi accordarsi a sua volta, e sul serio, non in modo farlocco, con i trafficanti stessi per fare loro cambiare modello di business. Quelli che prima facevano i trafficanti ora sono diventati la guardia di frontiera europea in outsourcing. Costano meno, possono ammazzare, torturare, stuprare, vendere tranquillamente senza che il sangue ricada su Bruxelles o Roma. In più, se per qualche motivo qualcuno li ammazza, risparmiamo sul volo di rientro delle salme, sui funerali di stato e sui borbottii della pubblica opinione che vi sarebbero se i nostri ragazzi andassero in missione in Libia, come si pensava dovessero fare l’anno scorso.
Nel frattempo è diventato accettabile affermare “chi se ne frega se la criminalità della Tripolitania ammazza i centroafricani o li utilizza come manodopera schiavistica, l’importante è che non li facciano arrivare da noi”. Come se il problema fosse qualche centinaio di migliaia di persone che arrivano in Europa e non il fatto che siamo in piena crisi strutturale accoppiata al disastro ecologico.
Nel frattempo, il ministero dell’Interno a guida Minniti, degno figlioccio di Cossiga e Pecchioli, inaugura una politica di repressione e sgomberi di occupazioni abitative e sociali, lasciando diverse centinaia di persone senza casa nella sola Roma nel giro di una notte e incassando il plauso di tutto l’arco parlamentare.
Per non farci mancare nulla, assistiamo allo squallido utilizzo politico della gravissima violenza sessuata avvenuta a Rimini, ovviamente condendo il tutto con la rimozione di una delle vittime, la transessuale che, sopratutto se puttane, non meritano la solidarietà dell’opinione pubblica e possono essere stuprate, e alla pubblicazione di dettagli dei verbali degli inquirenti che descrivono minuziosamente lo stupro per accontentare i lettori, guardoni e probabilmente aspiranti stupratori, di certi quotidiani. Pochi giorni dopo vediamo la stessa opinione pubblica che chiedeva forche caudine per la banda di schifosi stupratori riminesi, più perché di origine straniere che perché stupratori, difendere con passione e ardore patriottico i carabinieri accusati di stupro a Firenze da due studentesse americane, che addirittura, a leggere certi giornali e sentire una parte della pubblica opinione, avrebbero ordito tutto per incassare i soldi dell’assicurazione stipolata negli USA.
Sempre per la serie “toccato il fondo armati di badile e inizia a scavare”, contemporaneamente, assistiamo all’utilizzo del caso della bambina morta di malaria, contratta ancora non si sa come e dove e da chi, a Brescia, per accusare i sempre più perfidi migranti di portare pure le malattie oltre che la miseria, come titolava lo stesso giornale che pubblicava i dettagli dello stupro di Rimini, inventandosi di sana pianta che l’origine della crisi non risiede di certo nei flussi migratori ma è un momento fondamentale dell’accumulazione capitalistica.
Un’estate lunga in cui abbiamo potuto vedere l’intera classe padronale italiana e i suoi reggicoda lanciarsi in un pesante attacco nei confronti della classe operaia imponendo ancora più divisioni di razza, e sfruttando una retorica sessista e patriarcale, per il proprio interesse. Per quanto tra loro differenti, da Libero al Resto del Carlino, dal Fatto Quotidiano alla Repubblica, i grandi gruppi finanziario-industriali che controllano l’editoria di massa hanno fornito il fuoco di fila di questo attacco. E oltre alle bordate degli editorialisti dei grandi quotidiani, tese per lo più a esprimere apprezzamento per l’agire del ministro Minniti, abbiamo visto l’imponente tiro di saturazione della miriade di testate locali e regionali, in gran parte collegate agli stessi gruppi dei grandi quotidiani, che hanno dato grande risalto alla diffusione di notizie tese a orientare in senso razzista e filopadronale l’opinione pubblica, diffondendo anche vere e proprie bufale, salvo poi incolpare della diffusione delle stesse i social network e invocare censure governative.
L’opinione pubblica di sinistra, anche parte di quella extraparlamentare, ritiene spesso che il razzismo sia una questione morale, dovuto alla “pancia del paese” e che questo possa essere “curato” con una battaglia d’opinione.
Ricostruzione falsa, però, dato che il razzismo, pur avendo una sua componente che potremmo definire antropologica – ma comunque storicamente definita – è sempre stato aizzato e usato dal padronato. Non è niente di nuovo. I responsabili della diffusione del razzismo non sono la famosa casalinga di Voghera, che pure di questi tempi condivide spesso su Facebook bufale sui profughi che prendono 35 euro giornalieri, quanto i mandanti dei vari giornali, strilli e gazzette, il Governo e i suoi apparati.
Il compito di smontare, nella pratica, questa soffocante narrazione razzista e antiproletaria potrà essere svolto solo da chi, lungi dall’appellarsi all’azione moralizzatrice delle istituzioni, agirà nel concreto e nel quotidiano per costruire relazioni di mutua solidarietà tra tutti e tutte gli sfruttati e le sfruttate.
lorcon